Mascherina dannosa ? 2° Parte

Indossare una mascherina, ed eventualmente allenarsi, non comporta alcun rischio di respirare anidride carbonica, di finire in acidosi, in ipercapnia

Indossando una mascherina respiriamo anidride carbonica?

La prima domanda da porsi è se indossando una mascherina si respira l'anidride carbonica emessa con gli atti inspiratori, è la prima perché su questo errore si basano le affermazioni successive.

Occorre considerare che i normali DPI, e non solo le mascherine chirurgiche ma anche quelle con maggiore capacità di filtraggio come le FFP2, non sono a tenuta stagna, il loro compito è appunto quello di filtrare agendo -a seconda dei modelli- in modo più o meno marcato sia per quanto riguarda l'aria in ingresso che quella in uscita.

Ciascuno degli atti respiratori compiuti dal soggetto determina l'ingresso e la fuoriuscita di aria dai polmoni, l'aria respirata è una miscela di gas: azoto (78%), anidride carbonica -che è quindi presente anche nell'aria-, ossigeno, ecc.

L'ossigeno in particolar modo rappresenta il 21% del totale, questo vale per qualsiasi altitudine, non cambia quindi a livello del mare o in montagna, quello che cambia spostandosi in quota è la pressione parziale dell'O2 .

Il fenomeno è facilmente comprensibile, basta immaginare la colonna d'aria che "poggia" in ogni stante sul soggetto, a livello del mare questa colonna è più alta che non in quota, quindi la pressione esercitata si riduce non solo per l'ossigeno ma anche per gli altri gas.

Per chi desidera maggiori dettagli per calcolare la pressione parziale di ossigeno basterà moltiplicare la sua quota percentuale rispetto alla totalità dell'aria per la pressione atmosferica:

Pressione O2 = (% di O2 nell'aria) x (P atmosferica)


Al livello del mare sarà:

Pressione O2 = 21% x 760 = 160 mmHg


Con ogni atto respiratorio si mobilizza una quantità di aria di circa 300/500ml (volume corrente), e questo compito a riposo avviene 12/18 volte circa per ogni minuto, nel corso dell'attività fisica gli atti respiratori al minuto aumentano significativamente sino a 40/50 al minuto.

Ne consegue che inspirando ed espirando si scambia mediamente mezzo litro di aria con l'ambiente, e di questa aria solo una quota pari al 21% è rappresentata da ossigeno.

Le molecole di CO2 sono per natura estremamente piccole, pertanto non solo passano attraverso le maglie delle mascherine (chirurgiche e non, a patto che non siano a tenuta stagna), ma anche volendo ammettere che l'aria nella mascherina non fuoriesca del tutto, è palese che la quantità che può restarvi intrappolata non è superiore alla capacità della mascherina stessa, sottratto il volume fisico occupato al suo interno dal naso, dalle labbra e da tutta la regione anatomica del volto coperta dalla mascherina stessa. In totale si parla di circa 8/10 ml.

Il calcolo può essere eseguito da chiunque in ambiente domestico, basta prendere una mascherina FFP2 e provare a riempirla d'acqua con un contenitore graduato, tenendo presente lo spazio occupato in essa dal volto.

Quindi anche volendo ipotizzare che la mascherina trattenga effettivamente l'aria espirata (che non è al 100% anidride carbonica, poichè viene ad esempio espirata anche una quota di ossigeno), e anche ammesso che l'intera CO2 contenuta nell'aria residua non riesca a passare la trama della mascherina (cosa impossibile essendo la CO2 estremamente diffusibile), in fin dei conti si parla di quantità nettamente inferiori a 8/10ml su un totale di 500ml scambiati per ogni atto respiratorio.

Anche ipotizzando quindi di inspirare totalmente gli 8ml di cui sopra, a fronte dei 500ml totali, si tratta di introdurre il 98,4% di aria esterna "nuova".

Chi è allarmato per l'aria reintrodotta a causa della mascherina, dovrebbe calcolare il volume di aria contenuto nella stanza in cui dorme, dividerlo per 500ml, calcolare gli atti respiratori svolti nel corso della notte, e individuare se la quota reintrodotta è maggiore o minore di quella che si reintroduce con la mascherina.

Meglio ancora, il calcolo andrebbe fatto misurando gli stessi parametri nei luoghi chiusi di alcune palestre in cui si praticano lezioni di gruppo, valutando cosa realmente accade, cosa si inspira, e senza che nessuno abbia mai lanciato allarmi.

Per chi abbia voglia invece di cimentarsi in considerazioni più complesse è possibile fare un ulteriore calcolo.

Tra i volumi polmonari non c'è solo il volume corrente (sopra descritto) ma vi è anche il volume di riserva espiratorio (quantità massima di aria che è possibile espellere con una espirazione forzata, al termine di una espirazione fisiologica) e il volume residuo (aria che resta nei polmoni anche al termine di una espirazione forzata).

Questi 2 volumi polmonari individuano una quantità di aria di circa 150ml che di fatto non viene scambiata, nel senso che è ricca di CO2 e, considerata la sua collocazione anatomica, viene reintrodotta all'inspirazione successiva.

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Volendo ipotizzare che gli 8ml della mascherina si aggiungano ai 150ml dei volumi residui, significa incrementarli del 5,3% (di aria non di CO2).

Da qualsiasi punto si osservi la questione, inclusa l'eventuale attività fisica svolta con la mascherina chirurgica sul volto, non è possibile assolutamente parlare di rischio di ipercapnia, come quello tanto diffuso e temuto sui social. Ipercapnia che prevede valori di CO2 nel sangue pari a oltre 45 mmHg, contro valori normali che oscillano da 35 mmHg a 45 mmHg. Per chi avesse bisogno di riferimenti scientifici su quanto sin qui affermato, si rimanda allo studio di qualsivoglia testo di fisiologia, anche versioni semplificate, poichè i dati espressi sono concetti elementari fisiologia, il che già la dice lunga sul grado di competenza di chi fa allarmismo citando a sproposito dei rischi. Chi desiderasse verificare come nel corso di attività fisica, anche con l'impiego di mascherine, non si è registrata una variazione nell'ossigenazione ematica, può consultare diversi studi, uno fra i tanti

 "Effects of exercise in normobaric hypoxia on hemodynamics during muscle metaboreflex activation in normoxia" pubblicato sull'European Journal of Applied Physiology.

Sempre nel campo dell'attività fisica è utile citare ulteriori elementi poichè (a prescindere da circostanze in cui l'impiego di un DPI fosse necessario/obbligatorio per potersi allenare), è in questo settore che si notano maggiormente elementi d'errore e timori infondati. Si prenda il caso del nuoto, negli allenamenti per il nuoto è utile eseguire sessioni allenanti col boccaglio (snorkel) poichè questo determina alcune interessanti ripercussioni, ad esempio migliorare l'esecuzione della bracciata, ottimizzare l'assetto del corpo, migliorare la tecnica in generale, per questo motivo è possibile prevedere specifiche sessioni.

Allo stesso modo esistono diversi atleti che si sono sottoposti a lunghe traversate in mare aperto solo con l'ausilio dello snorkel e poco più. La capacità dello snorkel non solo è maggiore agli 8/10ml prima indicati nella mascherina, ma la sua struttura non consente la fuoriuscita della CO2 per diffusione attraverso la fibra del tubo stesso, che non è porosa come invece lo è quella dei DPI.

Di fatto lo snorkel aumenta moltissimo lo spazio morto all'interno del quale permane una certa quota di CO2 nuovamente respirata alla successiva inspirazione. Tuttavia mai tali allenamenti o performance sono stati messi in discussione, né si ritrovano nelle cronache casi di morti per acidosi indotta da snorkel e, per fortuna, ancor meno esiste il rischio professionale di cancro da impiego del boccaglio (si veda punto a seguire).

Prima Parte - Introduzione ?

Terza Parte - Indossare la mascherina provoca acidosi e quindi il cancro?

Dott. Pierluigi De Pascalis

Laureato Magistrale in Scienze Motorie, laureando Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana

Responsabile della formazione e divulgazione scientifica di NonSoloFitness.

Professore a contratto presso l’Università degli studi di Foggia.

(pierluigi@depascalis.netwww.depascalis.net).



12/10/2020