Olimpiadi Rio 2016
Dalle zero medaglie dell'Italia alla tripla tripletta di Usain Bolt, ecco la Top 10 dei momenti da ricordare di Rio 2016
Dieci intensi giorni di gare all'interno dello Stadio Olimpico di Rio hanno entusiasmato milioni di italiani e, visto l'orario, tenuti svegli.
Dai trionfi jamaicani ai tonfi italiani passando per episodi drammatici ed altri storici. Di seguito una selezione dei 10 momenti ch resteranno, purtroppo o per fortuna, nella storia dello sport.
Appuntamento tra 4 anni a Tokyo 2020!
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10 - ITALIA NON PERVENUTA - Inutile ribadire la disfatta dell'atletica italiana con le zero medaglie, dato che purtroppo rimmarrà nella storia. Dopo il ko di Tamberi e l'esclusione forzata di Schwazer nessuno si poteva aspettare miracoli ma il dato che ci sta più a cuore è quello del disastro della maratona azzurra: al femminile ci si è dovuto affidare, e usiamo il termine dovuto proprio perchè non c'erano e non ci sono alternative o ricambi, ad una 36enne, una 40enne ed una 44enne (che peraltro nella vita fa altro) che a differenza del passato non sono riuscite a salvare la baracca pur non sfigurando. Lascia senza parole la gara dei maschi con i due atleti giunti sul traguardo che, e ci dispiace immensamente dirlo, sono risultati tra i peggiori maratonenti italiani nella storia delle olimpiadi sia a livello di piazzamento che cronometrico: neanche nel durissimo percorso collinare di Atene 2004 si era arrivati a tanto. Si parla di cattive condizioni fisiche con due dei tre azzurri addirittura non certi di partire fino a poche ore dall'inizio della gara. Qualcuno parlerà di sfortuna ma nello sport spesso essa non esiste o viene utilizzata come scusa: se qualcuno è arrivato alla gara più importante della vita "malconcio" la responsabilità qualcuno se la dovrà pur prendere.
9 - TUFFI IN PISTA - Ebbene si, farà scuola il caso della bahamense Shaunae Miller che si è aggiudicata il titolo olimpico dei 400m tuffandosi, nel verso senso della parola, sul traguardo per beffare la statunitense Allyson Felix. Il regolamento parla di una squalifica qualora si tagli il traguardo ad un'altezza inferiore ad 1.20m ma la Miller è stata salvata da un presunto inciampo che l'ha costretta ad agire di conseguenza. Dopo i molti tuffi visti al Maria Lenk Acquatic Center all'Olimpico si è deciso di replicare.
8 - DINIZ OLTRE IL LIMITE - Si sono vissuti momenti di tensione durante la 50km di marcia con uno dei favoriti della vigilia, il primatista del mondo Yoahn Diniz, costretto allo stop in preda ad una crisi gastrica proprio mentre si trovava al comando. Diniz deciderà di ripartire ma poco dopo a causa alla disidratazione collasserà a terra perdendo per qualche attimo i sensi.
Una volta soccorso dagli addetti al percorso il francese si bagnerà più volte la testa per poi incredibilmente ripartire e finire la gara nonostante altri momenti di grandissima difficoltà.
7 - CARNEVALE AL SAMBODROMO - Tra gli arrivi più graditi dal nutrito pubblico del Sambodromo, dove era posto il traguardo della Maratona olimpica, quelli della nostra Catherine Bertone e dello statunitense Meb Keflezighi. L'azzurra, che ricordiamo nella vita fa la pediatra, festeggia il suo arrivo, di una gara che fino a mesi prima sembrava un miraggio, esibendosi in un balletto che entusiasmerà i presenti. Sette giorni più tardi nella gara maschile Keflezighi scivolerà a pochi metri dalla linea di arrivo e per sdrammatizzare si esibirà in alcuni piegamenti.
6 - LA PRIMA VOLTA DEL KENIA - Incredibile ma vero, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi il Kenia si è portato a casa il titolo sulla maratona sia al maschile che al femminile. Non era mai successo dal 1984, anno in cui le donne hanno esordito sulla distanza a livello olimpico ad oggi.
A dire il vero questa nazione ha sempre avuto un rapporto di amore-odio con i Giochi basti pensare che il primo keniano a vincere una maratona olimpica è stato Samuel Wanjiru nel 2008, ad oltre 100 anni dalla prima edizione mentre al femminile è stata proprio Jemima Sungong, prima a Rio 2016, la prima a farlo.
5 - OLTRE IL LIMITE - E' stata l'olimpiade dei record con un numero insperato di nuovi primati del mondo. Due quelli impronosticabili, ovvero quello dei 10mila metri di Almaz Ayana e quello dei 400m di Wayde Van Niekerk che ha fatto meglio di Michael Johnson, mentre nel martello femminile la polacca Anita Wlodarczyk ha migliorato se stessa.
4 - TUTTO DA SOLA - Abitauati ai record del mezzofondo frutto dell'incessante lavoro delle lepri per gran parte della gara ha stupito il nuovo primato messo a segno dall'etiope Almaz Ayana che si è presa il lusso di stabilire il nuovo limite in una gara "istituzionale", fattore più unico che raro per le lunghe distanze. L'etiope nella prima finale del programma dell'atletica si è involata da sola già dopo i primissimi chilometri per poi trionfare in 29'17"45.
3 - DOPPIA DOPPIETTA - Mo Farah è nato nell'era sbagliata, se non fosse per la presenza di Usain Bolt probabilmente sarebbe andata al britannico la copertina di Rio 2016. Dopo i successi di Londra Farah domina sia i 10mila, in cui si è imposto senza grandissimi problemi, che i 5mila, che vedevano la clamorosa assenza di atleti keniani, portando a quota 4 i suoi successi olimpici consecutivi.
2 - TRIPLA TRIPLETTA - Leggenda, così si è definito ed è stato definito Usain Bolt che ha vinto per la terza volta consecutiva 100m, 200m e 4x100m, mai nessuno come lui ne ora ne, probabilmente, mai. Il jamaicano parla di un prossimo ritiro dopo la certa partecipazione ai Mondiali di Londra 2017 ma non ci sentiamo di mettere la mano sul fuoco: la concorrenza in un prossimo fututo pare tutt'altro che irresistibile e con le pressioni degli sponsor e dell'allenatore Glen Miles ci sarà qualche possibilità di rivederlo anche a Tokyo 2020
1 - SOGNI DI GLORIA - L'immagine che resterà indelebile per molti anni agli occhi degli sportivi sarà il gesto di Fair Play tra la neozelandese Nikki Hamblin e la statunitense Abbey D'Agostino. Le due sono finite a terra durante le batterie dei 5000m per poi attendersi l'una con l'altra per riprendere a gareggiare vanificando di fatto i loro sogni di gloria. Se la neozelandese non aveva particolari ambizioni cosi non si può dire della statunitense che poteva puntare ad una quasi certa qualificazione per poi giocarsela in finale; le due sono state simbolicamente riammese con la D'Agostino che ha dovuto rinunciare per il grave infortunio riportato e la Hamblin che ha chiuso ultima e doppiata, per loro la consolazione del Premio Fair Play del CIO.
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24/08/2016
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