Punti di Vista

Luca Bigozzi e Michele Di Ronza ci raccontano la loro Firenze Marathon 2013

Luca Bigozzi e Michele Di Ronza ci raccontano la loro Firenze Marathon 2013

Il racconto di Luca Bigozzi
(3h45'40")


PRIMOMAGGIODUEMILATREDICIVENTIQUATTRONOVEMBREDUEMILATREDICI.......ecco racchiuso in una parola sola il tempo che è trascorso tra l'inizio del mio correre e la Maratona di Firenze appena conclusa, la mia prima maratona.

Troppo presto, sicuramente, ma l'iscrizione di persone a me care mi ha spinto a gettare il cuore oltre l'ostacolo e a provarci: 2 mesi e mezzo di preparazione, difficile, pesante, in mezzo a mille altri impegni, quasi sempre da solo, ma con gli amici giusti pronti a confortarti.

Al via tantissima gente, 11.000, faccio fatica ad entrare nelle "gabbie" della partenza, siamo strettissimi uno accanto all'altro, incrocio mille sguardi e non riesco a pensare a niente.

Poi lo sparo, il fiume dentro il quale sono immerso si muove e io cerco di prendere il passo della corrente, sono come trasportato, i colori delle maglie che mi girano intorno quasi si confondono nel turbinio del movimento della piena.

Devo fare piano, non pensare al passo di chi mi corre vicino, ho deciso di fare 8 tappe da 5km più 2km in allungo, numeri più accoglienti e caldi del freddo e spaventoso 42.195.

Al primo ristoro, ai 5km, acqua; al secondo, ai 10km, acqua; al terzo, ai 15km, acqua e sali e mezza dose di carboidrati: tutto come avevo previsto, anzi no, il passo è molto più veloce, devo fare piano.

Puff..puff..il respiro, costante, porta ossigeno al sangue, restituendo all'ambiente anidride carbonica velenosa...stunf..stunf...passi cadenzati, lenti ma sicuri, impegnano il fisico in uno sforzo enorme...tump..tump..il cuore sembra sincronizzarsi con loro, pompando sangue prezioso ed energetico verso i muscoli delle gambe...le cellule muscolari si contraggono e si rilassano in una musicale sincronia, avide di energia..la corsa e lo sforzo innalzano la temperatura del corpo, che reagisce producendo sudore per tenerla sotto controllo...

Per tenere impegnata la mente cerco di concentrarmi su cosa succede al mio fisico, e nel frattempo partono anche mille pensieri, positivi: il 'pranzo cenato' del primo di maggio, bellissimo, dove ho conosciuto delle belle persone e sono rimasto piacevolmente intrappolato nella rete del gruppo Podistico Avis; le gare, sofferte, ma sempre in ottima compagnia; gli allenamenti in gruppo ad affrontare il 'Lupo', 'Rocky', il 'Cobra', i sentieri del 'Gambina' nei boschi; le battute, gli scherzi tra di noi, le cene sempre piene di risate ed armonia..

Mentre ci avviciniamo alla "mezza" il fiume in piena è diventato un torrente silenzioso che si allarga e si stringe al volere delle sue sponde: le voci, le risate, le battute che lo hanno accompagnato i primi chilometri si sono trasformate in un rispettoso silenzio, rotto solamente dai preziosissimi incitamenti della gente che affolla le sue rive e che mi fa emozionare ogni volta.

Ecco che li, sul ponte, belli come il sole vedo Edo e la Tamy e poi gli altri "supporters" che sono venuti ad incitarmi e una carica dentro mi fa esplodere in un grido di gioia e subito dopo le guance si inumidiscono, e sento che non è sudore.

Sto bene, vorrei andare più piano ma non ci riesco, la respirazione è regolare, le gambe sempre in spinta, la testa è sgombra da cattivi pensieri, mi concentro sulla prossima "tappa" che arriva regolare: sali, acqua, un pezzo di banana e mezza dose di carboidrati, come avevo programmato.

Purtroppo arriva anche un crampo al polpaccio: che fare adesso?, mi fermo a fare stretching?, proseguo?, peggiorerà?, un attimo di confusione mi accompagna fino ai 30km.

Il dolore, fortunatamente, resta costante ma sopportabile, la mente lo tiene sotto controllo senza farsi prendere dal panico. Adesso il torrente sempre più silenzioso, inizia ad abbandonare lungo le sue rive parti sempre più consistenti di se: tanti si fermano o camminano, alcuni vomitano, altri ancora si appoggiano ai muri o alle macchine per cercare di allungare dei muscoli ormai accartocciati dalla fatica.
Il "muro" del quale per mesi ho letto e sentito parlare è qui, presente, e non posso non pensare a lui, anche se ancora sto bene.

Ai 35km penultimo ristoro, settima tappa delle otto previste: acqua, sali, banana, dose intera di carboidrati. Getto in terra con forza il bicchiere e riparto più determinato che mai: sento la consapevolezza di poter arrivare alla fine.

Il torrente adesso è un ruscello che sinuosamente si immerge nel vie del centro di Firenze, sopra quelle pietre ricche di storia, lungo i palazzi e le chiese dove la storia si è fatta, e le sue sponde sono affollate di gente che incita, applaude, ti spinge, ti emoziona e non ti fa sentire la fatica: vengo letteralmente sospinto fino ai 39km, poi le gambe iniziano a farsi più pesanti, su Ponte Vecchio non spingono più, un tratto in leggera discesa mi soccorre, ecco il ristoro dei 40km, bevo.

È fatta, penso, gli ultimi due chilometri sono i più duri ma passano veloci, con i pensieri che sembrano sospesi; supero tanta gente che cammina, il ruscello si rianima, ha un sussulto di voci che si fanno coraggio l'un l'altra, amici che si sostengono a vicenda, Piazza Santa Croce si avvicina, e un'emozione grande inizia a salirmi dentro.

All'ultima curva mi accoglie il caloroso, caldo grido del gruppo di "supporters" e gli ultimi cento metri li faccio a tutto gas come impazzito di gioia, mimando il 'pistolero', pegno di una scommessa fatta la sera prima a cena.

Poi la transenna oltre il traguardo accoglie benevola le mie braccia che cercano rifugio e riposo e la fatica che ho tenuto dentro di me si sfoga in un liquido che torna a bagnare le mie guance: ce l'ho fatta, sono orgoglioso, penso, mio figlio e mia moglie saranno orgogliosi di me....

Adesso il fiume si ricompatta, ha un colore solo, argento, come la mantellina che ho sulle spalle, la medaglia al collo, e lento, molto lento procede verso la sua foce dove il tenero abbraccio di chi è ad aspettare mi ripaga della fatica fatta: la Tamy che mi ama e mi ha avvicinato alla corsa; Edo che mi ha sempre spinto avanti; Roberto e Federica che hanno sempre creduto in me e mi hanno supportato e sopportato quando ne ho avuto bisogno; la Taty, Ale, la Pamy, Enrico, la Caterina, Francesco, amici compagni di corse e di vita; Agnese e Gengis premurosi ed amorevoli; il Berna silenzioso ma preziosissimo; Simone e la Cecilia una presenza e dei consigli fondamentali.

Ecco, questa è stata la mia prima maratona. Auguro a tutti coloro che leggeranno queste parole di provare le stesse bellissime sensazioni..!


Il racconto di Michele Di Ronza (3h44'21")


Grazie, ancora indescrivibile l'emozione che ho avvertito alla partenza.

Questa è la mia quinta Maratona di Firenze e credetemi in ognuna ho provato sensazioni ed emozioni diverse. Tutti preparono le maratone tre mesi prima, impazziscono a fare lunghi, lunghissimi, corti veloci etc, io ho deciso solo quindici giorni fa di partecipare.

Senza stress corro 3 volte alla settimana, anche questa l'ho finita con mia grande sorpresa a 3h44'. Penso che se non usi la testa e nondosi le forze non arriverai mai alla fine come vuoi, senza dolori e stress muscolari.

Grazie all'organizzazione, io ormai Firoentino adottato sin dal 1985, tra le persone in gara sentivo commenti positivi per il paesaggio e la stessa organizzazione. Grazie di tutto.
27/11/2013